Densità, intensità e ossessione
8 9 2018
Densità, intensità e ossessione

Istanbul: topografia dell'apertura

Emblematici casi giudiziari riaperti grazie ai documenti conservati negli archivi italiani, ma anche dialoghi sulla libertà e sulla responsabilità dell’artista, sui rapporti tra arte e potere, sulla produzione del mercato dell’arte, sulla fotografia e sull’architettura: questi gli incontri di Festivaletteratura dedicati all’Arte in tutte le sue declinazioni.


In questo momento storico di muri altissimi che separano i mondi, parlare di Istanbul è una risposta umana e politica alle tendenze isolanti del mondo occidentale: centro di incontro e confusione, unica città al mondo sospesa tra due continenti, dove si sono alternati (e hanno convissuto) ottomani, armeni, ebrei, russi, slavi, romani: non esiste simbolo più efficace di questa metropoli per sintetizzare la tensione tra universale e particolare. La stessa tensione, tra l'altro, caratterizza il mondo narrativo; non è un caso che una delle città-mondo individuate dal festival sia proprio la Divina Commedia di Dante.

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Lo storico e critico Luca Molinari dialoga sulla città turca insieme alla scrittrice e giornalista Elif Batuman, che nei suoi libri riporta la sua esperienza di giovane donna turca nelle università americane, e all'architetto Alper Derinboğaz, al quale è stato affidato il progetto per la costruzione di un museo che raccolga la storia della città di Istanbul. Un incontro, anche questo, tra testimonianze intense dei diversi modi in cui si può essere legati a un luogo. Dalle loro parole non emerge mai l'intenzione di cercare di dare un ordine a una città che, con una sapienza antica non facile da replicare, tiene insieme comunità, sapori, dissapori e contraddizioni inevitabili per un centro che è diventato megalopoli in pochissimo tempo e oggi conta 15 milioni di abitanti.

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I momenti di cambiamento che hanno segnato Istanbul lungo tutta la sua storia, a volte anche in modo estremamente violento, hanno contribuito a determinarne la capacità di resilienza e il rapporto delle persone con lo spazio in cui vivono: il pubblico e il privato sono vasi comunicanti e le grandi piazze che si aprono tra i vicoli hanno molto poco a che fare con la nostra percezione occidentale di spazio pubblico. Dal Bosforo alle colline, Istanbul è una casa per tutti, in cui ognuno può trovare la propria dimensione e uno spazio di tregua dalla frenesia metropolitana, e proprio nella geografia, nella topografia e nell'architettura si trova la chiave per interpretare la metropoli turca e i maestosi simboli fisici delle sue contraddizioni generative.

Santa Sofia per esempio, prima chiesa e poi moschea, il cui edificio è stato preservato anche dopo la conquista (che noi chiamiamo “caduta”) del 1943, secondo Elif Batuman è il «modello ideale per andare avanti nel futuro»; lo stesso si potrebbe dire del Museo dell'Innocenza, così come di molte altre costruzioni che esprimono al meglio l'equilibrio tra i caratteri essenziali della città: sono la sua densità, l'intensità e l'ossessione a fare di Istanbul uno scenario essenziale e un punto d'osservazione privilegiato sui cambiamenti che stanno coinvolgendo il mondo intero.

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 5 “Divina sezione” - Evento 7 “Popster” - Evento 8 “Processo a Jacopo Sansovino” - Evento 34 “Scrivere architettura” - Evento 42 “Processo a Caravaggio, Orazio Gentileschi e Onorio Longhi” - Evento 78 “Città-mondo: Gerusalemme” - Evento 85 “Rieducare lo sguardo ai colori” - Evento 92 “Processo a Giuseppe Biasi” - Evento 93 “Achille Castiglioni: ieri, oggi, domani” - Evento 130 “Abitare l’iconosfera” - Evento 139 “Il design non era nei miei panni” - Evento 149 “Processo a Paolo Veronese”.

Festivaletteratura