Processo a Paolo Veronese
9 9 2018
Processo a Paolo Veronese

Quando l'arte è una questione di libertà

Emblematici casi giudiziari riaperti grazie ai documenti conservati negli archivi italiani, ma anche dialoghi sulla libertà e sulla responsabilità dell’artista, sui rapporti tra arte e potere, sulla produzione del mercato dell’arte, sulla fotografia e sull’architettura: questi gli incontri di Festivaletteratura dedicati all’Arte in tutte le sue declinazioni.


La libertà di espressione è ancora oggi una questione calda, il dibattito attuale riguarda tutti coloro che rendono pubblico un proprio prodotto intellettuale, ma questa definizione si estende a qualsiasi frase o immagine venga postata. Questo diritto, che spesso diamo per scontato, è però frutto delle battaglie combattute in più momenti storici: nel Cinquecento i “combattenti” non erano soltanto gli autori e gli stampatori, ma anche gli artisti. Alessandra Schiavon, Giulio Busi e Danilo Craveia parlano di Paolo Veronese (1528-1588), un pittore vissuto negli anni della Controriforma e nel 1573 fu processato dal Sant'Uffizio, accusato di non avere rispettato le norme iconografiche stabilite dal Concilio di Trento. «Noi pittori ci prendiamo la libertà che si prendono i poeti e i matti». Questo rispose il pittore in sua difesa, come riporta il verbale del processo custodito nell'Archivio di Stato di Venezia.

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L'attenzione dell'Inquisizione venne attirata dalla rappresentazione non convenzionale dell'Ultima cena: il banchetto appare sovraffollato, ma sulla scena mancano gli attori principali, infatti Cristo siede a tavola soltanto con Giovanni e Pietro, intento ad affettare un pezzo di cosciotto. In compenso, oltre a «buffoni, ubriachi, Tedeschi» riconosciuti dall'inquisitore, compare il committente, ovvero il priore dei Santi Giovanni e Paolo. Su questa figura però sono continuate le ricerche di Schiavon, si apre così la possibilità di una lettura maggiormente politica del dipinto. Lo scontro non riguarda solo la libertà d'espressione del pittore, ma anche l'indipendenza di Venezia da Roma.

I committenti dell'Ultima cena erano i domenicani veneziani. Essi rivendicavano la propria autonomia dal papato: avevano il privilegio di gestire le proprie finanze in modo indipendente, si dedicavano allo studio e potevano svolgere una carriera accademica all'università di Padova, mentre il Concilio insisteva che gli ordini vivessero in modo frugale dedicandosi alla preghiera. Il braccio di ferro tra Venezia e Roma continuò finché il papa non mandò un priore osservante a capo del convento dei Santi Giovanni e Paolo, che si sarebbe insediato al posto di quello eletto dai frati. Ecco allora che accadde un evento provvidenziale: la tela di Tiziano bruciò in un incendio e venne chiesto a Veronese di realizzare una nuova opera per il loro refettorio. La cena commissionata all'artista potrebbe quindi veicolare un altro messaggio oltre a quello evangelico. Contrapposta alla figura del priore che siede al tavolo, c'è un commensale che mangia da solo dietro a una colonna: si tratta della contrapposizione tra il priore eletto e quello mandato da Roma, che viene relegato nell'ombra. Insomma, un'opera non del tutto innocente e ortodossa.

Veronese si trovò quindi a difendere non solo la propria libertà artistica, ma anche l'indipendenza politica della Repubblica veneta. Questo fatto storico manifesta tutto il potere che può avere l'arte, ma come finì il processo, quale fu la condanna del pittore? Semplicemente il titolo venne cambiato da Ultima Cena in Cena a casa di Levi. Così, l'arte vinse sulla censura.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 5 “Divina sezione” - Evento 7 “Popster” - Evento 8 “Processo a Jacopo Sansovino” - Evento 34 “Scrivere architettura” - Evento 42 “Processo a Caravaggio, Orazio Gentileschi e Onorio Longhi” - Evento 78 “Città-mondo: Gerusalemme” - Evento 85 “Rieducare lo sguardo ai colori” - Evento 92 “Processo a Giuseppe Biasi” - Evento 93 “Achille Castiglioni: ieri, oggi, domani” - Evento 119 “Città-mondo: Istanbul” - Evento 130 “Abitare l’iconosfera” - Evento 139 “Il design non era nei miei panni”.

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